Cos’è il virus dell’epatite C e perché si effettua il test per rilevare l’HCV nel sangue?
L’epatite C (HCV) è un virus che causa un’infezione al fegato provocando infiammazione e danno all’organi.
L’HCV si contrae per contatto con sangue contaminato, per esempio attraverso condivisione di aghi da iniezione nel caso di pazienti tossicodipendenti, ma anche mediante l’utilizzo di rasoi già utilizzati da terzi, o avendo rapporti sessuali non protetti. Più raramente l’HCV può essere trasmesso durante il parto dalla madre al neonato.
Il paziente infetto può non presentare sintomi e, pertanto, non essere a conoscenza dell’infezione. Un’infezione acuta da epatite C può provocare sintomi leggeri e poco specifici e, in caso di cronicità, può impiegare più di un decennio per causare danni severi alla funzionalità epatica.
Gli individui affetti da epatite C hanno un rischio maggiore di contrarre altre patologie, quali patologie epatiche croniche, cirrosi, tumore del fegato.
I test dell’epatite C sono un insieme di analisi volte a diagnosticare e monitorare la patologia. L’esame più comune ricerca gli anticorpi prodotti in risposta al virus, altri test ricercano la presenza dell’RNA virale.
Il test viene richiesto dallo specialista se il paziente è considerato ad alto rischio, se è stato esposto al virus o se presenta sintomi associati a una malattia del fegato.
Cosa significa il risultato del test?
Se il risultato del test degli anticorpi e quello dell’RNA virale sono negativi, l’infezione è assente.
Se il risultato del test degli anticorpi è positivo e quello dell’RNA virale è negativo, l’infezione può essere pregressa o può essersi trattato di un falso positivo.
Se il risultato del test degli anticorpi e quello dell’RNA virale sono positivi, l’infezione è attiva.
Come avviene l’esame?
Il test viene eseguito mediante prelievo di sangue venoso dal braccio.
Sono previste norme di preparazione?
No, non è richiesta nessuna preparazione particolare per questo esame.
Perché eseguire il test?
Il test viene effettuato per diagnosticare l’infezione da epatite C (HCV) e monitorare il trattamento.
Quando Fare il Test?
Screening: per tutti coloro che sono a rischio di infezione o per nati tra il 1945 e il 1965 (Raccomandazione della CDC, 2012)
Diagnosi: quando il paziente è stato esposto al virus, per esempio tramite contatto con sangue infetto, o quando presenta sintomi che possono indicare una malattia del fegato.
Che tipo di campione viene prelevato?
Viene prelevato un campione di sangue da una vena del braccio.
Il test necessita di una preparazione?
No, non è necessaria nessuna preparazione
L’Esame
L’epatite C (HCV) è un virus che causa infezione al fegato causando un’infiammazione ed un danno all’organo stesso. I test dell’epatite C sono un gruppo di analisi usate per identificare, diagnosticare e monitorare il trattamento per l’epatite C. Il test più frequentemente utilizzato ricerca nel sangue gli anticorpi prodotti in risposta all’infezione. Altri esami rilevano la presenza di RNA virale, la concentrazione di RNA virale presente oppure la specifica sottospecie del virus.
L’epatite C è uno dei sei tipi di virus identificati ormai molto tempo fa, che includono A, B, D, E, e G, conosciuti causare patologie. L’HCV si contrae mediante il contatto con sangue contaminato, per esempio condividendo gli aghi durante l’iniezione di droghe per via endovenosa, ma può essere contratto anche con rasoi, avendo rapporti sessuali non protetti con una persona infetta, con l’esposizione occupazionale del personale sanitario. Raramente il virus può essere trasmesso da madre a figlio durante il parto. Prima che i test dell’HCV fossero disponibili, negli anni ’90, l’infezione veniva spesso trasmessa mediante le trasfusioni di sangue.
L’HCV non è contagiosa tanto quanto l’epatite B, ma attualmente non è disponibile un vaccino per prevenirla. L’epatite C causa frequentemente patologie epatiche croniche. Dopo una drastica flessione registrata nei primi dieci anni di sorveglianza, l’incidenza di epatite C acuta in Italia ha continuato un trend in diminuzione, stabilizzandosi su tassi tra 0,2 e 0,3 per 100.000 abitanti, a partire dal 2009. Nel 2014 l’incidenza è stata di 0,2 per 100.000 (0 per la fascia d’età 0-14 anni; 0,2 per la fascia d’età 15-24 e 0,3 ≥25 anni). Anche per l’epatite C la diminuzione di incidenza ha interessato in particolar modo i soggetti di età compresa fra i 15 e i 24 anni (per cambiamenti comportamentali da parte dei tossicodipendenti). L’età dei nuovi casi è in aumento, e già da due anni la fascia di età maggiormente colpita è stata quella 35-54 anni. Inoltre, negli ultimi anni, il rapporto uomini/donne è andato diminuendo anche se nel 2014 il numero di maschi tra i casi è ancora superiore (59%) (dati del Centro Nazione di Epidemiologia). Circa l’85% delle cronicizzazioni dopo l’infezione acuta, si risolvono.
La maggior parte delle persone infette non presentano sintomi e non sanno di essere infette. L’infezione acuta da HCV può causare sintomi leggeri e poco specifici e l’infezione cronica può lavorare lentamente per un decennio o due prima di causare un danno tale da creare problemi alla funzionalità epatica.
Chi è affetto da epatite C ha un rischio maggiore di sviluppare altre gravi patologie:
Circa il 60-70% di essi accusa patologie epatiche croniche
Circa il 20-40% è affetto nel corso degli anni da cirrosi; studi più recenti suggeriscono addirittura che quasi il 45% delle persone affette sviluppa cirrosi
Circa 1-5% dei pazienti muore a seguito di patologia correlate all’infezione (per esempio cirrosi o tumore al fegato)
I test degli anticorpi dell’epatite C sono usati per effettuare lo screening sulle infezioni. Lo screening viene effettuato anche su persone asintomatiche ma ad alto rischio, su coloro che hanno sintomi associabili all’epatite o a malattie epatiche, o su coloro che sono stati esposti al virus. Poiché il test degli anticorpi può rimanere positivo nella maggior parte delle persone in cui l’infezione si è risolta, un risultato positivo è seguito dalla ricerca dell’RNA, con lo scopo di rilevare la presenza di materiale genetico virale. Un risultato positivo significa che il virus è presente, che l’infezione non si è risolta e che la persona necessita di un trattamento. La genotipizzazione dell’epatite C da informazioni su quale tipo di virus sia presente, al fine di definire il tipo di trattamento più adatto.
Che tipo di campione viene richiesto?
Si preleva un campione di sangue da una vena del braccio.
Esiste una preparazione al test che possa assicurare la buona qualità del campione?
No, non esiste alcuna preparazione
Quali informazioni è possibile ottenere?
I test dell’epatite C sono usati per lo screening e la diagnosi di infezione da virus dell’epatite C, per guidare la terapia e per monitorare la risposta del paziente.
Il test degli anticorpi anti- HCV è usato come screening per l’infezione, questo test determina la presenza di anticorpi contro il virus, indicando così l’esposizione ad HCV. Questo esame non distingue tra pazienti che hanno l’infezione in atto e pazienti che hanno contratto l’infezione in precedenza. Esistono casi “debolmente positivi” che in realtà sono falsi positivi. L’associazione statunitense “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) consiglia la ricerca del RNA del virus in tutti i pazienti positivi agli anticorpi per capire se l’infezione in questa persona sia attiva.
Il test degli anticorpi anti- HCV può essere eseguito come parte del pannello delle epatiti virali acute per determinare quale tipo di virus causi i sintomi al paziente.
I seguenti esami possono essere usati per diagnosticare un’infezione corrente e per guidare e monitorare il trattamento:
Ricerca dell’RNA dell’HCV, test qualitativo usato per definire se si tratta di infezione attiva e pregressa. Il risultato è “positivo” se viene trovato l’RNA del virus, o “negativo” in caso contrario
Carica virale di HCV (test RNA HCV, quantitativo) rileva e misura la quantità di RNA virali presenti nel sangue. La carica virale è usata prima e durante il trattamento per monitorare la risposta alla terapia comparando la quantità di virus prima e dopo la cura (di solito il test viene ripetuto più volte nei primi tre mesi di terapia). Esistono nuovi metodi che possono rilevare cariche virali anche molto basse.
La genotipizzazione identifica il tipo ed il genotipo di HCV. Esistono 6 diversi sottospecie di HCV: il genotipo più comune è il genotipo 1, esso risponde meno al trattamento rispetto ai genotipi 2 e 3 e necessita di una terapia più lunga (48 settimane, mentre i genotipi 2 o 3 richiedono un trattamento di 24 settimane). La genotipizzazione si effettua prima di iniziare il trattamento, per analizzare la probabilità di successo e la durata del trattamento.
Quando viene prescritto?
La CDC raccomanda lo screening per l’infezione da HCV mediante la ricerca di anticorpi nel caso in cui il paziente:
Abbia fatto uso di droghe d’abuso per via endovenosa
Abbia ricevuto trasfusioni di sangue o un organo trapiantato prima del 1992*
Abbia fatto iniezioni di fattori della coagulazione prodotti prima del 1987
Sia stato in dialisi per molto tempo
Sia un bambino nato da madre affetta
Sia stato in stretto contatto con un soggetto infetto
Faccia parte di personale sanitario e lavori con aghi, oggetti taglienti o abbia esposto le proprie mucose a sangue positivo per l’HCV
Mostri segni di malattia epatica cronica
Abbia l’HIV
Il test della ricerca di anticorpi può essere prescritto quando il paziente presenta risultati anomali sul pannello epatico, o sintomi associati all’epatite. In questi casi, può essere fatto uno screening delle epatiti acute. La maggior parte delle persone infette è asintomatica o presenta sintomi così lievi che raramente inducono il medico a fare un test dell’HCV. Circa il 10-20 % degli affetti mostra sintomi come affaticamento, dolore addominale, perdita dell’appetito e ittero.
Il test dell’RNA dell’HCV è prescritto come follow- up in caso gli anticorpi siano positivi, per vedere se l’infezione è ancora presente; la genotipizzazione è eseguita per selezionare il trattamento. La carica virale viene fatta prima di cominciare la terapia, periodicamente per il monitoraggio e alla fine del trattamento per valutarne l’efficacia.
Cosa indica il risultato del test?
Il risultato del test degli anticorpi viene solitamente riportato come “positivo” o “negativo”. Quello della ricerca dell’RNA è un numero che corrisponde alla quantità di virus presenti. Se il virus non c’è o la sua concentrazione è troppo bassa per essere rilevata, il risultato è “negativo”.
L’interpretazione dei test di screening per HCV e i test di follow-up sono elencati nella tabella sottostante. Se il test degli anticorpi è positivo, allora l’individuo è infetto o è stato infettato in passato. Se l’HCV RNA è positivo, la persona ha un’infezione attiva. Se non viene rilevato alcun RNA virale, allora può essere che il paziente non abbia un’infezione attiva o che il virus sia presente in quantità molto limitata.
ANTICORPI ANTI- HCV | HCV RNA | INFEZIONE DA HCV |
Negativi | Infezione assente o l’esame è stato eseguito troppo precocemente rispetto all’esposizione; se il sospetto rimane alto, ripetere l’esame in un secondo momento | |
Positivi o indeterminati | Negativo | Infezione pregressa o nessuna infezione (screening falso positivo); possono essere indicati esami aggiuntivi |
Positivi o debolmente positivi o indeterminati | Positivo | Infezione attiva |
La carica virale dell’HCV (HCV RNA quantitativo) può indicare l’efficacia o meno del trattamento. Una carica virale alta o aumentata può indicare l’inefficacia del trattamento; mentre una carica bassa o abbassata o indeterminabile può voler dire che il trattamento abbia funzionato. I trattamenti efficaci provocano un decremento del 99% o più della carica virale subito dopo l’inizio del trattamento (entro le prime 4-12 settimane), solitamente la carica virale non è più determinabile alla fine del trattamento. In accordo con la CDC, una carica virale indeterminabile nel sangue della persona per 24 settimane dopo la fine del trattamento indica che il paziente ha risposto alla terapia.
I risultati della genotipizzazione di HCV identificano di quale tipo di virus il paziente sia infetto e guida la selezione e la durata del trattamento. Esistono 6 tipi (genotipi) di HCV numerati da 1 a 6 e 50 sottotipi identificati. Il genotipo 1 è il più comune nel mondo occidentale.
Perché è opportuno fare il test anche se i sintomi sono molto lievi?
L’epatite C può essere la causa di epatite cronica, che può causare nei casi più gravi cirrosi e tumore al fegato (carcinoma epatocellulare). Effettuare una diagnosi precoce aiuta il medico ad analizzare e seguire attentamente la funzionalità epatica del paziente e prenda in considerazione la possibilità di effettuare un trattamento farmacologico se l’infezione diventa cronica.
Esistono altri esami per seguire il decorso della patologia?
Sì. Esami del fegato come ALT e AST sono usati per indicare il progredire del danno epatico. I pazienti affetti da virus dell’epatite C (HCV) che hanno sempre AST e ALT normali probabilmente presenteranno sempre dei sintomi leggeri e non necessiteranno di alcun trattamento. Possono essere usati altri esami come albumina, tempo di protrombina (PT) e bilirubina, che rimangono di solito nella norma a meno che il paziente non sviluppi la cirrosi. A volte viene eseguita una biopsia del fegato per determinare la gravità del danno epatico.
Ci si può vaccinare contro l’epatite C?
No, al momento non esiste un vaccino, anche se si stanno svolgendo ricerche per svilupparlo.
Una volta guariti dall’HCV ci si può infettare di nuovo?
Sì. Un’infezione precedente da HCV non protegge da un’altra infezione, non esiste quindi un’immunità all’HCV. La maggior parte delle persone non ha una risposta immunitaria efficace verso il virus. I cambiamenti che il virus subisce nelle replicazioni che effettua durante l’infezione rendono difficile per il sistema immunitario combatterlo.
Esiste un trattamento per l’HCV?
Sì, al momento esistono dei farmaci che si usano per trattare l’infezione da HCV. Solitamente si utilizzano combinazioni di trattamento e si stanno, inoltre, sviluppando nuovi farmaci. Prima del 2000, l’HCV cronica era curabile solo nel 10% dei casi. Adesso i trattamenti possono curare circa il 60-70% dei casi prima che sopraggiungano altre complicazioni. I farmaci si stanno evolvendo fino al punto di curare il 90% dei casi, grazie alle nuove ricerche. Ciò aumenta la probabilità di intervenire precocemente e di prevenire le morti associate all’HCV.