TAMPONE URETRALE TRICHOMONAS

Perché Fare il Test?

Al fine di diagnosticare un’infezione da Trichomonas vaginalis, un parassita microscopico, che causa un’infezione sessualmente trasmissibile (IST) nota come “tricomoniasi”.

Quando Fare il Test?

Il test deve essere effettuato se una donna mostra sintomi di infezione, come secrezioni vaginali di cattivo odore, prurito genitale e/o dolore durante la minzione. Il test deve essere svolto anche se un uomo avverte prurito, irritazione genitale, bruciore durante la minzione o l’eiaculazione e/o in presenza di secrezioni genitali insolite.

Che tipo di campione è necessario?

Per entrambi i sessi viene richiesta la raccolta del primo getto di urina; nella donna può essere, inoltre, essere eseguito un tampone vaginale o cervicale e per gli uomini un tampone uretrale.

Il test richiede una preparazione specifica?

No, nessuna.

L’Esame

L’esame rileva la presenza di un parassita microscopico (protozoo) noto con il nome di Trichomonas vaginalis in campioni estratti dall’apparato genitale maschile o femminile, al fine di rilevare l’infezione di tricomoniasi. Questa infezione si presenta negli uomini nell’uretra, responsabile del passaggio delle urine dalla vescica verso l’esterno e la prostata, causando prostatite, ossia un’infezione della prostata. Nelle donne invece il parassita causa infezioni vaginali.

Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la tricomoniasi è una delle quattro infezioni sessualmente trasmissibili (IST) più comuni al mondo, insieme a clamidia, gonorrea e sifilide. I dati del 2008 riportano un’incidenza globale annua di 276 milioni di casi, le donne sessualmente attive vengono colpite più spesso, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni asintomatiche.

L’infezione da Trichomonas vaginalis causa spesso vaginite nelle donne, i sintomi sono:

Secrezioni vaginali schiumose, verde-giallastra

Secrezioni vaginali maleodoranti

Dolore o fastidio durante i rapporti sessuali

Gonfiore, prurito, irritazione, infiammazione vaginale

Sensazione di bruciore

Perdite di sangue dalla vagina

Frequente stimolo di dover fare la pipì

Prurito nella parte interna delle cosce

Negli uomini invece i sintomi possono includere:

Prurito e irritazione dell’uretra

Presenza di secrezioni dall’uretra

Bruciore dopo la minzione o l’eiaculazione

Questi sintomi appaiono solitamente entro 5-28 giorni dall’esposizione all’agente infettivo; la tricomoniasi, se diagnosticata precocemente, può essere trattata con una semplice terapia farmacologica. Durante il trattamento si deve astenersi da qualsiasi rapporto sessuale. Si consiglia, inoltre, ai partner di sottoporsi a loro volta al trattamento per evitare una reinfezione.

Come viene raccolto il campione per il test?

Nelle donne solitamente si effettua un tampone vaginale al fine di raccogliere le cellule e le secrezioni vaginali. In alcuni casi può essere utilizzato lo stesso campione ottenuto per l’esecuzione del Pap test.

Negli uomini viene solitamente utilizzato un campione di urine, campione che a volte può essere necessario anche per le donne. In questo caso si deve raccogliere un campione del secondo getto di urine del mattino in un contenitore sterile fornito dal laboratorio.

Talvolta anche negli uomini può essere raccolto un tampone di cellule o di secrezioni tramite l’uso di un tampone uretrale.

Ci si deve in qualche modo preparare al test, in modo da assicurare una buona qualità del campione?

No, non è necessaria alcuna preparazione.

Quali informazioni è possibile ottenere?

Questo test diagnostica la presenza di un’infezione sessualmente trasmessa dal parassita Trichomonas vaginalis (T. vaginalis). Le secrezioni dalla vagina (per le donne) o dall’uretra (per gli uomini) sono testate con uno dei seguenti metodi:

Il test molecolare, sonde dirette del DNA o NAATs (il test NAAT più sensibile per T.vaginalis), è il test di riferimento per diagnosticare la tricomoniasi. Con alcuni tipi di NAAT, i campioni raccolti per il test per la gonorrea o per le infezioni causate da chlamydia possono essere utilizzati anche per l’esecuzione del test per T. vaginalis. La maggior parte dei NAAT possono essere utilizzati sia con campioni vaginali che urinari femminili. Solo alcuni di essi possono essere utilizzati con campioni maschili.

Nelle donne, i campioni possono essere raccolti durante un esame ginecologico di routine, per esempio, durante la raccolta di campioni destinati al Pap test. Tuttavia, la positività al T. vaginalis trovata incidentalmente su campioni raccolti per il Pap Test non è considerata diagnostica a causa di molti falsi positivi e falsi negativi.

Wet prep – consiste nell’analisi al microscopio di un campione fresco posto su un vetrino ed esaminato immediatamente senza l’utilizzo di particolari colorazioni. Questo test ha una bassa sensibilità, in particolare negli uomini. Nel caso in cui l’esame “wet prep” fornisca un risultato negativo in presenza di un sospetto clinico, le organizzazioni internazionali consigliano l’esecuzione di un test più sensibile (come un test molecolare o colturale).

Esame colturale – questo test è molto sensibile e specifico ma richiede almeno 7 giorni per l’esecuzione; questo permette la crescita di sufficienti quantità di parassita tali da essere rilevate.

Altri metodi – includono l’immunofluorescenza diretta e la ricerca degli antigeni di T. vaginalis.

Quando è necessario sottoporsi al test?

Il medico può richiedere il test per la T. vaginalis nel caso si abbiano sintomi come secrezioni vaginali di cattivo odore, bruciore o prurito vaginale (nelle donne), o dolore durante la minzione (negli uomini). La diagnosi di tricomoniasi non può essere effettuata semplicemente sulla base clinica.

Un medico può richiedere il test per la tricomoniasi anche in presenza di un’altra IST. Allo stesso modo, se i risultati confermano l’infezione da T. vaginalis, possono essere richiesti anche i test per la clamidia e la gonorrea; spesso, infatti, queste IST si verificano in contemporanea.

Si raccomanda alle donne in trattamento per tricomoniasi di eseguire nuovamente il test dopo tre mesi per verificare la presenza di un’eventuale infezione recidiva se il partner non è stato trattato.

Come interpretare il risultato del test?

Un risultato positivo indica la presenza di tricomoniasi, che deve essere trattata con metodi appropriati. Il o i partner sessuale/i della persona affetta devono sottoporsi al test ed al trattamento per evitare re-infezioni.

Se il risultato del test risulta negativo, questo può avere diversi motivi: la quantità di parassita potrebbe essere insufficiente per essere rilevata, potrebbero esserci altre IST con sintomi simili, oppure il parassita è semplicemente non presente. Nel caso in cui il sospetto clinico permanga nonostante la presenza di un risultato negativo, è raccomandata la ripetizione del test, possibilmente utilizzando un altro metodo di analisi.

C’è altro da sapere?

Una persona infetta ha un rischio maggiore di contrarre altre IST. In particolare, l’infiammazione ai genitali che si verifica in presenza di tricomoniasi può aumentare la suscettibilità di una donna nei confronti dell’HIV, se esposta al virus, o anche alla malattia infiammatoria pelvica.

Si può verificare tricomoniasi neonatale – anche se raramente- e causare complicazioni per il neonato.

Se il campione fecale viene contaminato, ciò può determinare la rilevazione di un organismo non patogeno (Trichomonas hominis) simile al T.vaginalis e quindi facilmente confondibile se lo si osserva direttamente. La presenza di questo organismo non necessita di alcun trattamento.

Si deve comunicare al proprio partner di essere affetti da tricomoniasi?

Si, il/i partner sessuale/i deve essere informato per poter eseguire il test e sottoporsi al trattamento

Quanto tempo è necessario per l’esecuzione del test?

Le tempistiche dipendono dal metodo utilizzato. Nel caso in cui l’esame clinico sospetti la presenza di tricomoniasi, il clinico eseguirà molto probabilmente il test “wet prep” per ricercare al microscopio il parassita. Esistono anche metodi rapidi per la ricerca di antigeni parassitari per i quali sono necessari solo 10 minuti.

Tuttavia, altri tipi di test vengono effettuati in un laboratorio clinico e necessitano quindi di tempi maggiori. L’esame colturale convenzionale può richiedere anche più di 7 giorni mentre il test molecolare può fornire un risultato entro un’ora. È disponibile, inoltre, un metodo di coltura per la rilevazione di T. vaginalis in grado di fornire un risultato entro 24-72 ore.

Quali complicazioni può causare un’infezione di T. vaginalis?

Se non trattata, la tricomoniasi può aumentare nelle donne il rischio di malattie infiammatorie pelviche o neoplasia della cervice, ossia uno stadio precanceroso. Le donne in gravidanza affette da tricomoniasi sono ad alto rischio di parto pretermine o di partorire neonati di basso peso. Gli uomini, invece, sono spesso asintomatici e presentano infezioni croniche e possono infettare ripetutamente il partner. Queste possono portare a infiammazioni dell’uretra e prostatite. In entrambi i sessi, la tricomoniasi è un fattore di rischio per l’HIV ed è associata all’infertilità.

Come può essere prevenuta l’infezione?

Astenersi da rapporti orali, vaginali o anali con molteplici partner sessuali è Il modo più sicuro per proteggersi da questa infezione e dalle altre IST. Inoltre, l’uso di un preservativo diminuisce il rischio di contrarre le IST.

Dove è possibile eseguire il test?

Rivolgersi al proprio medico che potrà indirizzare il paziente ad un laboratorio di riferimento.

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