Utile per
Diagnosi e monitoraggio di glucagonomi e di altri tumori produttori di glucagone
Valutazione di pazienti diabetici con particolari episodi di iper o di ipoglicemia (utilità estremamente limitata)
Il glucagone viene misurato abitualmente insieme al glucosio sierico, all’insulina e ai livelli di C-peptide, durante il test di assunzione di un pasto misto impiegato durante il monitoraggio diagnostico di ipoglicemia postprandiale sospetta. Tuttavia, svolge solamente un ruolo minore nell’interpretazione di questo test.
Informazioni cliniche
Il glucagone è un polipeptide a catena singola di 29 amminoacidi che deriva da un peptide precursore più grande (grande glucagone plasmatico), che viene scisso al momento della secrezione. I principali siti di produzione del glucagone sono l’ipotalamo e le cellule alfa del pancreas. La funzione del glucagone ipotalamico è incompleta e attualmente non sono stati determinati i disturbi clinici provenienti dalla funzione del glucagone ipotalamico. Il glucagone dell’isolotto pancreatico viene secreto in risposta all’ipoglicemia, avendo come conseguenza l’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. L’effetto iperglicemico del glucagone è prodotto dalla stimolazione della glicogenolisi a livello epatico e della gluconeogenesi; non ha alcun effetto sul glicogeno muscolare. Una volta che i livelli di glucosio nel sangue si sono normalizzati, la secrezione di glucagone cessa.
Una secrezione eccessiva di glucagone può portare a iperglicemia o ad una aggravata iperglicemia preesistente. Un’eccessiva e inappropriata secrezione di glucagone può talvolta essere osservata nel diabete, in particolare durante la chetoacidosi, e può complicare la gestione del disturbo. In rari casi, può verificarsi anche nei tumori delle cellule alfa del pancreas (glucagonoma), nei tumori carcinoidi e in altre neoplasie neuroendocrine e nei carcinomi epatocellulari. I pazienti con tumori che secernono il glucagone possono presentare la classica sindrome del glucagonoma, che consiste in eritema necrolitico migratorio, diabete e diarrea, ma possono anche avere sintomi e segni più sottili.
Una risposta diminuita o assente del glucagone all’ipoglicemia può essere osservata nel diabete di tipo I (diabete insulino-dipendente) e può contribuire a risposte ipoglicemiche gravi e prolungate.
Valori di riferimento
< o =6 ore: 100-650 pg/mL
1-2 giorni: 70-450 pg/mL
2-4 giorni: 100-650 pg/mL
4-14 giorni: in graduale diminuzione fino a livelli che riguardano gli adulti
>14 giorni: < o =80 pg/mL (intervallo di riferimento basato su limiti di confidenza del 95%)
I livelli di glucagone sono inversamente correlati ai livelli di glucosio nel sangue a tutte le età. Questo è particolarmente notevole alla nascita e poco dopo, fino a quando non si stabiliscono schemi di alimentazione regolare. Questo spiega i livelli più elevati che si osservano subito dopo la nascita, che poi sono i primi a diminuire man mano che il rilascio del glucagone mobilita le riserve di glucosio del neonato, per aumentare di nuovo man mano che le riserve si esauriscono, per poi normalizzarsi verso i livelli che si osservano nel corso del tempo quando gli schemi di alimentazione regolari si stabiliscono.
Per i valori di riferimento nelle unità del SI, vedere la Conversione del sistema internazionale di unità di misura (SI
Interpretazione
Livelli elevati di glucagone in assenza di ipoglicemia possono indicare la presenza di un tumore che secerne glucagone. Il trattamento di successo di un tumore che secerne glucagone è conseguito grazie alla normalizzazione dei livelli di glucagone.
Aumenti inappropriati dei livelli di glucagone nei pazienti diabetici iperglicemici di tipo I indicano che il rilascio paradossale di glucagone può contribuire alla gravità della malattia. Questo può essere osservato se il trattamento insulinico è inadeguato e i pazienti sono chetonici. Tuttavia, la misurazione del glucagone svolge un ruolo poco importante, se non totalmente insignificante, nel monitoraggio diagnostico della chetoacidosi diabetica, che si basa sulla dimostrazione di un glucosio plasmatico o sierico significativamente elevato (>250 mg/dL), di chetoni circolanti (beta-idrossibutirrato) e acidosi (tipicamente con un aumento del gap anionico).
Nei pazienti diabetici, bassi livelli di glucagone (non rilevabili o nel quartile inferiore dell’intervallo di riferimento normale) in presenza di ipoglicemia indicano una compromissione della contro-regolazione ipoglicemica. Questi pazienti possono essere particolarmente soggetti a ipoglicemia ricorrente. Questo può essere un problema permanente a causa della distruzione delle cellule alfa delle isole di Langerhans o di altri processi meno ben compresi (ad esempio, neuropatia autonoma). Può anche essere funzionale, il più delle volte a causa di un controllo troppo stretto del glucosio nel sangue, e può essere reversibile dopo la diminuzione delle dosi di insulina.
Avvertenze
I risultati ottenuti con diversi dosaggi di glucagone possono differire sostanzialmente. Ciò può essere causato dall’uso di diversi standard della calibrazione. I diversi dosaggi del glucagone possono anche presentare una reattività crociata variabile con diverse isoforme del glucagone, non tutte biologicamente attive. Alcuni test, incluso questo, rimuovono le isoforme biologicamente inattive prima della misurazione, mentre altri non lo fanno. Tutti questi fattori contribuiscono alle differenze tra i diversi esami. Le misurazioni seriali dovrebbero, quindi, essere sempre eseguite utilizzando lo stesso dosaggio.
Intervalli di riferimento precisi che riguardano le risposte di glucagone appropriate per determinati intervalli di riferimento di glucosio nel sangue non sono ben stabiliti e variano molto da un’esame all’altro. È necessario richiedere il parere di un esperto quando si interpretano livelli di glucagone inappropriatamente bassi o quando si interpretano i livelli di glucagone, di insulina e C-peptide ottenuti durante il test di assunzione di un pasto misto.
Gli esami dei marcatori tumorali, incluso il glucagone, non sono specifici per identificare la malignità. Tutti i test immunometrici possono, in rare occasioni, essere soggetti all’effetto gancio a concentrazioni di analita estremamente elevate (risultati falsamente bassi), all’interferenza di anticorpi eterofili (risultati falsamente alti) o all’interferenza di autoanticorpi (effetti imprevedibili). Se il risultato di laboratorio non corrisponde al quadro clinico, queste possibilità dovrebbero essere prese in considerazione.