Perché eseguire il Test?
È utile eseguire il test come sostegno alla diagnosi di mononucleosi infettiva, per valutare lo stato immunitario nei confronti di EBV, oppure per la diagnosi differenziale tra l’infezione da virus di Epstein-Barr (EBV) e altre patologie con sintomi simili.
Quando eseguire il Test?
Si effettua il test:
- in presenza di sintomi di mononucleosi, anche se il monotest sia risultato negativo;
- in certi casi, su un soggetto asintomatico che è stato a contatto con un soggetto affetto da mononucleosi;
- in donne in gravidanza con sintomi parainfluenzali;
- talvolta per controllare lo stato immunitario.
Quale Campione Viene Richiesto?
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio.
È necessaria una Preparazione al test?
No, non è necessaria alcuna preparazione.
L’Esame
Solitamente il virus di Epstein-Barr (EBV) è la causa un malessere caratterizzato da sintomi abbastanza lievi.
Questo esame funge da supporto alla diagnosi dell’infezione, in quanto consente di rilevare la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro l’EBV.
Il virus di Epstein-Barr causa un’infezione molto comune. Secondo alcuni enti sanitari, circa il 95% delle persone di età superiore ai 40 anni è stata infettata da EBV nel corso della propria vita. Ciò è verosimile poiché il virus è altamente contagioso e viene trasmesso facilmente da persona a persona. Si trova nella saliva degli individui infetti ed il contagio avviene
mediante un contatto stretto, come tramite un bacio o condividendo stoviglie e tazze.
Il periodo d’incubazione, ovvero il periodo di tempo che intercorre tra il momento in cui è stato contratto il virus e lo sviluppo dei sintomi, dura qualche settimana. Durante l’infezione primaria acuta, il virus si moltiplica, mentre alla scomparsa dei sintomi, la carica virale inizia a diminuire. Tuttavia, il virus non viene mai eradicato completamente, ma permane nell’organismo del paziente in uno stato di latenza per il resto della sua vita. È possibile che si riattivi, causando però problemi significativi solo in presenza di una particolare compromissione del sistema immunitario.
Nella maggior parte dei casi, si viene a contatto con EBV durante l’infanzia, ma spesso questa risulta asintomatica o causa solo pochi sintomi parainfluenzali. Se viene contratta durante l’adolescenza invece, il virus può comportare l’insorgenza di mononucleosi, ovvero di una malattia caratterizzata da febbre, senso di fatica, mal di gola, , splenomegalia (aumento del volume della milza) ingrossamento dei linfonodi e, talvolta, epatomegalia (aumento del volume del fegato). Circa il 25% degli adolescenti infettati da EBV manifesta questi sintomi che, in genere, si risolvono nel giro di uno o due mesi.
Solitamente, gli affetti da mononucleosi ricevono una diagnosi clinica sulla base dei segni e sintomi presenti, avvalorata dai risultati del monotest (che rileva la presenza di anticorpi eterofili) e dell’esame emocromocitometrico. È bene sapere che in circa il 25% dei casi (per lo più nei bambini) in cui è presente l’infezione da EBV, il monotest fornisce un risultato negativo, a causa della mancata produzione degli anticorpi eterofili. Il test per la ricerca degli anticorpi anti EBV permette di stabilire se i sintomi di queste persone sono associati alla presenza del virus EBV o derivano da un’altra causa.
Il virus EBV è responsabile della mononucleosi, ma esistono altri patogeni in grado di sviluppare malattie con sintomi simili, ad esempio: il citomegalovirus, i virus dell’epatite A, B o C, il virus della rosolia e il toxoplasma. È molto importante eseguire una diagnosi differenziale tra l’infezione da EBV ed altre patologie come quelle appena citate. Ad esempio, nelle donne in gravidanza, è necessario effettuare il test per distinguere un’infezione primaria da EBV, che non compromette in alcun modo lo sviluppo del bambino, dall’infezione da citomegalovirus (CMV), da virus herpes simplex o dalla toxoplasmosi, che invece possono determinare complicanze durante la gravidanza e danneggiare il feto.
Escludere un’infezione da EBV può inoltre essere importante per individuare il corretto approccio terapeutico di alcune affezioni. Ad esempio, definire l’agente eziologico di alcuni sintomi simili a quelli presenti nella mononucleosi, come quelli causati dalla presenza dello Streptococco beta-emolitico di gruppo A responsabile della faringotonsillite streptococcica, permette di determinare il trattamento antibiotico (che risulterebbe inefficace nel caso di infezioni virali come l’EBV).
Esistono molti test in grado di rilevare i differenti tipi e classi di anticorpi diretti contro EBV. Per anticorpi si fa riferimento alle proteine prodotte dall’organismo durante la risposta del sistema immunitario, in grado di distinguere diversi antigeni del virus Epstein-Barr. La concentrazione di questi anticorpi aumenta e diminuisce progressivamente nel corso dell’infezione, di conseguenza misurarla può rivelarsi utile nella diagnosi poiché fornisce spesso al medico informazioni riguardanti lo stadio dell’infezione (se risulta essere in corso, recente o passata).
ANTICORPI | STADIO DELL’INFEZIONE NEL QUALE SONO RILEVABILI NEL SANGUE |
Anticorpo IgM diretto contro l’antigene del capside virale (VCA-IgM) | Appare per primo dopo l’esposizione al virus e poi tende a sparire dopo 4-6 settimane. |
Anticorpo IgG diretto contro l’antigene del capside virale (VCA-IgG) | Appare durante l’infezione acuta e permane a concentrazioni elevate per due-quattro settimane; poi decresce gradualmente, si stabilizza ed è presente per tutta la vita. |
Anticorpo diretto contro l’antigene precoce (EA-D) | Appare durante la fase acuta dell’infezione e poi tende a scomparire; in circa il 20% delle persone continuerà ad essere determinabile per molti anni dopo la risoluzione dell’infezione. |
Anticorpo diretto contro l’antigene nucleare di Epstein-Barr (EBNA) | Di solito non compare finché l’infezione acuta non è risolta; si sviluppa da 2 a 4 mesi dopo l’infezione iniziale e rimane per tutta la vita. |
Stai cercando gli Intervalli di Riferimento?
Molteplici fattori influenzano gli intervalli di riferimento, come ad esempio l’età e il sesso del paziente, la popolazione di riferimento e il metodo utilizzato per l’esecuzione dell’esame. Il significato del risultato numerico di un test può variare da un laboratorio all’altro.
Per tali ragioni, il presente sito web non riporta gli intervalli di riferimento. Si raccomanda di riferirsi ai valori di riferimento riportati sul referto di laboratorio, accanto al nome ed al risultato dello stesso, forniti dal laboratorio nel quale questi sono stati eseguiti.
Come e Perché
Quali informazioni si possono ottenere?
Gli anticorpi diretti contro il virus di Epstein-Barr (EBV) vengono utilizzati in qualità di supporto alla diagnosi d’infezione da EBV in coloro che mostrano segni e sintomi di mononucleosi ma con monotest negativo.
Anche le donne in gravidanza con sintomi d’infezione virale possono essere sottoposte al test, insieme ai test per CMV, toxoplasmosi e altre infezioni (a volte come parte dello screening TORCH) affinché venga eseguita una diagnosi differenziale tra l’infezione da EBV e altre patologie e infezioni, potenzialmente pericolose per il feto.
In soggetti asintomatici è possibile richiedere test al fine di valutare lo stato immunitario nei confronti di EBV. Non si tratta di un esame di routine, ma è molto utile nel caso in cui un soggetto immunocompromesso sia stato a stretto contatto con persone affette da mononucleosi.
Secondo alcuni enti sanitari, per determinare lo stato immunitario del soggetto e la stadiazione dell’infezione, sono raccomandati diversi esami:
- Antigene precoce D (EA-D)
- Anticorpi IgM diretti verso l’antigene del capside virale (VCA-IgM)
- Anticorpi IgG diretti verso l’antigene del capside virale (VCA-IgG)
- Antigene nucleare Epstein Barr (EBNA)
Quando viene prescritto?
I soggetti a cui può venire prescritto il test per la ricerca degli anticorpi anti-EBV (VCA-IgM, VCA-IgG, EA-D, EBNA) sono: pazienti con sintomi di mononucleosi ma con monotest negativo e donne in gravidanza con sintomi simili all’influenza. I segni e sintomi più comuni che vengono associati alla mononucleosi includono:
- Febbre
- Affaticamento
- Linfonodi ingrossati
- Mal di testa
- Mal di gola
- Milza ingrossata e/o fegato ingrossato (a volte)
È possibile che i test vengano prescritti anche qualora il clinico voglia stabilire la presenza/assenza di una precedente esposizione a EBV. Il test viene ripetuto quando si intende monitorare l’andamento della concentrazione anticorpale (titolo) o nel caso in cui vi sia stato un risultato negativo o dubbio ma il sospetto clinico permanga.
Cosa significa il risultato del test?
È necessaria molta attenzione e competenza per interpretare i risultati del test, che devono essere valutati anche in base alla storia clinica complessiva del paziente. Il clinico, qualora non fosse molto esperto circa l’interpretazione dei risultati del test EBV, potrebbe richiedere l’intervento di un infettivologo.
Un’infezione in atto viene segnalata dalla presenza di anticorpi VCA-IgM indica una probabile infezione in atto e, di conseguenza, uno stadio precoce della malattia. Se contemporaneamente si palesano i sintomi associati alla mononucleosi, è possibile effettuare diagnosi di mononucleosi, anche qualora il monotest risulti negativo.
Risultare positivi per VCA-IgG e EA-D IgG indica che molto probabilmente il soggetto presenta un’infezione da EBV in corso o recente.
Risultare negativi agli anticorpi VCA-IgM, ma positivi a quelli VCA-IgG e EBNA, indica che molto probabilmente l’individuo testato ha avuto un’infezione pregressa da EBV.
In caso di negatività per VCA-IgG e assenza di sintomatologia, è probabile che l’individuo non sia ancora stato esposto al virus e sia perciò vulnerabile all’infezione.
Di norma, un aumento della concentrazione di VCA-IgG indica con alta probabilità la presenza di un’infezione da EBV attiva, mentre concentrazioni decrescenti indicano un’infezione recente da EBV, in via di risoluzione. È necessario che l’interpretazione della concentrazione degli anticorpi anti-EBV sia eseguita con molta cura poiché l’ammontare degli anticorpi presenti da informazioni circa la gravità dell’infezione o la quantità di tempo passato dall’infezione. Alte concentrazioni di anticorpi VCA-IgG possono essere presenti e persistere per il resto della vita di un individuo.
Alcuni esempi di risultati sono riportati nella tabella sottostante:
VCA-IGM | VCA-IGG | EA-D IGG | EBNA IGG | POSSIBILE INTERPRETAZIONE | |
Negativo | Negativo | Negativo | Negativo | Assenza di infezione; i sintomi sono dovuti ad altra causa. Soggetto suscettibile ad infezione da EBV | |
Positivo | Positivo | Negativo | Negativo | Infezione precoce, primaria | |
Negativo o Positivo | Positivo | Positivo | Negativo | Infezione attiva, anche se EA-D IgG può persistere per tutta la vita in circa il 20% delle persone | |
Negativo | Positivo | Negativo | Positivo | Infezione pregressa | |
Negativo | Positivo | Positivo | Positivo | Può indicare riattivazione del virus |
Cos’altro bisogna sapere?
La complicanza più comune della mononucleosi è la rottura della milza, ma esistono anche altre complicanze dell’infezione da EBV come difficoltà respiratoria dovuta al gonfiore alla gola e più raramente ittero, pancreatite, rash cutaneo, epilessia e/o encefalite. EBV viene inoltre associato a sclerosi multipla e ad alcuni tipi di cancro (poiché svolge un certo ruolo nella formazione di queste patologie), inclusi il linfoma di Hodgkin, il linfoma di Burkitt, e il carcinoma nasofaringeo.
È raro che il virus si riattivi, a meno che la persona non sia significativamente e persistentemente immunocompromessa, come nel caso di pazienti affetti da HIV/AIDS o di coloro che sono stati sottoposti a trapianto d’organo. In questi soggetti le infezioni primarie possono essere più gravi ed è possibile che qualcuno manifesti sintomi relativi a infezione da EBV cronica.
Domande frequenti
Quale trattamento è previsto per l’infezione EBV o la mononucleosi?
La terapia include principalmente il riposo, l’idratazione ed il trattamento dei sintomi. È necessario evitare la pratica di sport con contatto fisico e il sollevamento di pesi per alcune settimane o addirittura un mese, affinché si possa prevenire un’eventuale rottura della milza.
Non esiste un vaccino che possa prevenire l’infezione.
In alcuni casi, l’utilizzo di farmaci anti-virali o di steroidi può permettere il trattamento dei sintomi.
Anche gli adulti possono contrarre la mononucleosi?
Si, ma si tratta di casi rari, poiché la maggior parte è stata già infettata in giovane età ed è quindi immunizzata. Quando accade, i sintomi più comuni tra gli adulti sono fegato ingrossato (epatomegalia) ed ittero, mentre quelli più rari sono ipertrofia dei linfonodi e problemi alla gola.
L’infezione da EBV e la mononucleosi è presente in tutto il mondo?
Sì. Tuttavia è meno comune nelle nazioni meno sviluppate, poiché la maggior parte della popolazione viene infettata con l’EBV durante l’infanzia e quindi viene immunizzata nei primi anni di vita, quando i sintomi sono più lievi e spesso non si arriva neanche alla diagnosi.
È possibile prendere anche la mononucleosi se si ha già avuto l’infezione da EBV,?
No, una volta avuta un’infezione da EBV, non è possibile prendere la mononucleosi. Tuttavia è possibile contrarre un’altra infezione virale con sintomi simili.
Inoltre, il virus può riattivarsi e causare malessere nelle persone con il sistema immunitario compromesso.
Perché la mononucleosi viene anche chiamata “la malattia del bacio”?
Perché il virus dell’EBV si trasmette con il contatto bocca – bocca, essendo presente nella saliva; tuttavia il contatto con la saliva può avvenire anche in altro modo: nei bambini ad esempio attraverso le mani o i giocattoli precedentemente messi in bocca.