Cos’è lo screening del primo trimestre di gravidanza e perché si esegue?
Il test viene effettuato tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza e serve a valutare in termini probabilistici il rischio che il feto sia portatore di anomalie cromosomiche come la Sindrome di Down (Trisomia 21) o la Sindrome di Edwards (Trisomia 18).
Si tratta di un test combinato che misura la translucenza nucale, la subunità libera beta (free beta hCG), e la Proteina A plasmatica associata alla gravidanza (PAPP-A).
La Proteina-A plasmatica è una proteina prodotta prima dalla massa cellulare esterna della blastocisti, o trofoblasto, e poi dalla placenta. Di norma, durante la gravidanza, i livelli di questa proteina vanno innalzandosi fino al parto.
La gonadotropina corionica umana (hCG) è un ormone prodotto anch’esso dal trofoblasto e poi dalla placenta. Il test ne misura la subunità libera beta e l’hCG totale. Di norma, i livelli di hCG crescono nelle prime 8-10 settimane di gravidanza, poi diminuiscono e si stabilizzano ai livelli minimi fino al parto.
La translucenza nucale si misura attraverso un’ecografia che definisce la quantità di liquidi presenti tra la colonna vertebrale e la pelle alla nuca del collo del feto. Non è un’ecografia di routine e pertanto viene eseguita solo in determinate strutture sanitarie da un radiologo con una preparazione specifica.
In gravidanze in cui il feto è portatore di difetti cromosomici i livelli di PAPP-A tendono ad abbassarsi, i livelli di hCG aumentano notevolmente e lo spazio intranucale è maggiore del normale.
Cosa significa il risultato del test?
Il test indica una probabilità e non una diagnosi. Si confronta quindi il valore di rischio con un cut-off stabilito: se il rischio è maggiore del cut-off lo screening viene considerato positivo.
Un risultato positivo indica che il feto potrebbe essere affetto da sindrome di Down o da sindrome di Edwards.
Come avviene l’esame?
Il test viene eseguito mediante prelievo di sangue venoso dal braccio oppure attraverso prelievo di una goccia di sangue dal dito.
Il test della translucenza nucale prevede una ecografia specifica che può essere esterna o transvaginale.
Sono previste norme di preparazione?
Talvolta per l’ecografia viene richiesto di avere la vescica piena.
Screening del Primo Trimestre di Gravidanza
Anatomia Patologica
Noto anche come: Test combinato, Translucenza nucale (NT) + free Beta-hCG + PAPP-A
Nome ufficiale: Screening del primo trimestre di gravidanza
In Sintesi
Perché sottoporsi al Test?
Si effettua questo test al fine di valutare il rischio di un feto di essere portatore di anomalie cromosomiche, come ad esempio la Sindrome di Down (trisomia 21) o la Sindrome di Edwards (trisomia 18).
Quando viene effettuato?
Tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza.
Qual è il campione richiesto?
Un campione di sangue venoso prelevato dal braccio o una goccia di sangue prelevata dal dito. L’analisi della translucenza nucale, invece, prevede una speciale ecografia.
Esiste una Preparazione al test?
Talvolta viene richiesto di avere la vescica piena nel momento dell’esecuzione del test.
Stai cercando gli Intervalli di Riferimento?
Molteplici fattori influenzano gli intervalli di riferimento, come ad esempio l’età e il sesso del paziente, la popolazione di riferimento e il metodo utilizzato per l’esecuzione dell’esame. Il significato del risultato numerico di un test può variare da un laboratorio all’altro.
Per tali ragioni, il presente sito web riporta gli intervalli di riferimento. Si raccomanda di riferirsi ai valori di riferimento riportati sul referto di laboratorio, accanto al nome ed al risultato dello stesso, forniti dal laboratorio nel quale questi sono stati eseguiti.
L’Esame
Il test di screening del primo trimestre di gravidanza prevede due esami del sangue accompagnati da un test ecografico. L’obbiettivo è di definire il rischio per una donna in gravidanza di avere un feto affetto da sindrome di Down o sindrome di Edwards. La formulazione del rischio avviene in termini probabilistici.
La Proteina-A plasmatica associata alla gravidanza (Pregnancy-associated plasma protein A; PAPP-A) viene prodotta in primo luogo dalla massa cellulare esterna della blastocisti (detta trofoblasto) e poi dalla placenta in crescita. Di norma, durante la gravidanza, i livelli di questa proteina vanno innalzandosi sempre più fino al parto.
La gonadotropina corionica umana (human chorionic gonadotropin; hCG) è un ormone prodotto dal trofoblasto e quindi dalla placenta. Nel test di screening del primo trimestre si possono misurare la subunità libera beta (free beta hCG) e l’hCG totale. Di norma, i livelli di questa proteina aumentano gradualmente nel circolo materno nelle prime 8-10 settimane di gravidanza. Da questo punto in poi iniziano a diminuire e stabilizzarsi ai livelli minimi fino alla fine della gravidanza.
La translucenza nucale viene misurata tramite ecografia, che misura in che quantità sono presenti i liquidi tra la colonna vertebrale e la pelle alla nuca del collo del feto. Questo procedimento necessita di un radiologo con una preparazione specifica, un esatto posizionamento del feto, ed una misurazione accurata. Non non si tratta né di un’ecografia di routine, né di un procedimento eseguibile in ogni ospedale o struttura sanitaria.
Se lo screening del primo trimestre fornisce risultati preoccupanti, allora è cosigliato procedere con ulteriori test: test di screening (quadruplo test) o test diagnostici (amniocentesi o analisi dei villi coriali).
Come e Perché
Come si raccoglie il campione per il test?
Si preleva un campione di sangue dal braccio o si effettua un la puntura su un dito. Per la translucenza nucale si effettua un’ecografia esterna (transaddominale) o l’inserimento della sonda all’interno della vagina (transvaginale).
Quali informazioni si possono ottenere?
La combinazione dei test per la misura di PAPP-A, hCG e della translucenza nucale fanno parte dei protocolli di screening da effettuare una volta completato il primo trimestre di gravidanza, per valutare il rischio che il feto presenti un’anomalia cromosomica responsabile della sindrome di Down (trisomia 21) o della sindrome di Edward (trisomia 18).
Lo screening del primo trimestre non è stato usato ampiamente come il triplo/quadruplo test che è consigliato nel secondo trimestre, tuttavia ha iniziato ad essere accettato nella la comunità medica, quando questa si è orientata verso l’esecuzione dello screening delle donne per la sindrome di Down, abbastanza precocemente nella gravidanza. È bene tenere a mente che lo screening del primo trimestre non è in grado di valutare il rischio del feto di sviluppare difetti del tubo neurale (come la spina bifida). A questo proposito, esiste il quadruplo test.
Esiste una grande varietà di approcci allo screening. La scelta di uno dipende dalla tecnologia disponibile e dal momento in cui la donna si presenta per la prima volta per le analisi prenatali.
Quando si prescrive questo esame?
Tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza.
Cosa significa il risultato del test?
I risultati dei test PAPP-A, hCG e della translucenza nucale vengono utilizzati contemporaneamente per calcolare matematicamente il rischio di avere un feto portatore di difetti cromosomici, espresso in termini probabilistici. Quindi, si confronta il valore del rischio con un cut-off stabilito. Se il rischio è maggiore del cut-off, allora lo screening viene considerato positivo e la donna a rischio di avere un feto con anomalie cromosomiche.
Nelle gravidanze nelle quali il feto è portatore di difetti cromosomici, come ad esempio la presenza di materiale genetico in eccesso, come nel caso della sindrome di Down o di Edwards, i livelli di PAPP-A tendono a diminuire mentre i livelli di hCG sono notevolmente incrementati e lo spazio intranucale è maggiore del normale.
L’interpretazione del risultato deve venire eseguita da un genetista o da un clinico, che ne possa spiegarne il significato e illustrare i possibili protocolli diagnostici. Questo tipo di test fornisce solo una probabilità, non una diagnosi.
Lo screening del primo trimestre permette di identificare correttamente circa l’85% delle donne con un feto affetto da sindrome di Down e più del 75% di quelle con un feto con sindrome di Edwards. Tuttavia, nel 5% dei casi fornisce anche un risultato falsamente positivo.
In caso di positività al test, la diagnosi deve essere confermata da ulteriori test successivi, che includono l’analisi dei villi coriali (villocentesi) nel primo trimestre o l’amniocentesi nel secondo trimestre. Queste procedure risultano più accurate rispetto ai test di screening, tuttavia sono anche più invasive e presentano piccoli rischi di aborto o danneggiamento del feto.
Ricordiamo che i test di screening non rilevano la totalità delle anomalie cromosomiche.
Cos’altro bisogna sapere?
Il risultato del test dipende dalla tecnica utilizzata per la valutazione della translucenza nucale e dall’accurata determinazione dell’età gestazionale del feto. In caso contrario, il risultato del test può essere falsato.
Nel caso di gravidanze gemellari o plurigemellari, il calcolo del rischio di avere feti affetti da sindrome di Down o di Edwards può risultare più complicato, date le quantità maggiori di PAPP-A e free beta-hCG in circolo.
Ciò nonostante, la misura della translucenza nucale può essere effettuata indipendentemente su ciascun feto. Nelle gravidanze gemellari o plurigemellari, è bene che la donna in gravidanza discuta le opzioni di screening con il proprio medico.
Domande Frequenti
Cosa si intende per sindrome di Down?
In Italia la prevalenza della sindrome di Down è di circa 1/1200 bambini nati vivi. Si associa questa condizione ad un ritardo mentale da lieve a moderato, problemi respiratori e di udito, difetti cardiaci congeniti, disordini della tiroide, leucemia. Fortunatamente è possibile trattare molte delle complicanze legate a questa sindrome è ciò ha permesso di aumentare le aspettative di vita delle persone affette.
Il rischio di avere un bambino con la sindrome di Down o altre anomalie cromosomiche aumenta con l’età della madre. Malgrado il rischio di avere un neonato affetto da sindrome di Down sia notevolmente maggiore nelle donne dai 35 anni in su, circa l’80% dei neonati colpiti nasce da madri al di sotto dei 35 anni. Questo dato è facilmente comprensibile dato che gruppo di età ha un maggior numero di bambini.
Per questo motivo, le attuali linee guida raccomandano di consigliare il test di screening per sindrome di Down a tutte le donne in gravidanza.
Cosa per sindrome di Edwards?
La sindrome di Edwards, o trisomia 18, è una conseguenza della presenza di tre copie del cromosoma 18. Analogamente alla sindrome di Down, anche per la sindrome di Edwards il rischio aumenta con l’età della madre. La sindrome di Edwards viene associata con anomalie multiple e spesso fatali per le quali i bambini nati vivi raramente superano il primo anno di vita. Rispetto alla sindrome di Down, la frequenza della sindrome di Edwards è più bassa, presentando una prevalenza di 1 su 7900 bambini nati vivi.
Quali altri test non invasivi si possono effettuare?
In Italia è stato recentemente approvato l’utilizzo del test non invasivo per la ricerca del DNA libero fetale circolante (ccf-DNA). Per effettuare il test è necessario solamente un prelievo di sangue materno e lo stesso campione può essere utilizzato per lo screening di diverse anomalie cromosomiche, compresa la sindrome di Down, di Edwards e di Patau (trisomia 13). DI solito si effettua questo test intorno alla decima settimana di gravidanza. Molte linee guida concordano nel proporre questo test solamente alle donne considerate ad alto rischio di avere un feto affetto da anomalie cromosomiche. Tuttavia, per confermare la diagnosi, è necessaria l’esecuzione dei test invasivi (villocentesi o amniocentesi).
È necessario che le donne in gravidanza effettuino sia lo screening del primo trimestre che quello del secondo?
Non vi è un unico protocollo di screening. Questi variano infatti sulla base della tecnologia utilizzata e sul momento della gravidanza nel quale la donna si sottopone ai test di screening prenatale. Le opzioni includono:
Test di screening del primo trimestre seguito da misura dell’AFP nel sangue materno e/o esame ecografico nel secondo trimestre per ricercare difetti del tubo neurale
Test di screening del secondo trimestre per valutare il rischio di anomalie cromosomiche e difetti del tubo neurale; qualora la donna in gravidanza non effettui i test di screening prima del secondo trimestre di gravidanza, questi test possono essere gli unici effettuati.
Di norma, una volta effettuato il test di screening del primo trimestre, non è necessario effettuare anche quello del secondo trimestre per la valutazione della sindrome di Down o di Edwards. Fa eccezione il caso in cui il clinico senta la necessità di basarsi sui risultati di entrambi i test per valutare del rischio di avere un feto con anomalie cromosomiche. In questo caso è possibile utilizzare uno dei seguenti approcci:
Screening integrato: entrambi gli screening (del primo e del secondo trimestre) vengono effettuati e il risultato viene fornito solo una volta conclusi entrambi.
Screening sequenziale: viene eseguito il test di screening del primo trimestre. In caso di positività per un aumentato rischio di avere un feto affetto da sindrome di Down o di Edwards, si consiglia l’esecuzione dei test invasivi. Al contrario, in caso di negatività, viene eseguito anche lo screening del secondo trimestre che, in concomitanza con il primo, viene utilizzato per definire un rischio complessivo.