Cosa sono gli anticorpi anti cardiolipina IgG e perché si esegue il test per rilevare la presenza di anticorpi anti cardiolipina IgG nel sangue?
Le membrane plasmatiche delle cellule dei mammiferi sono formate dai fosfolipidi: quelli anionici si trovano sulla superficie citoplasmatica, quelli neutri si trovano sulla superficie esterna. I fosfolipidi partecipano a importanti funzioni cellulari, tra cui lo scambio di metaboliti attraverso le membrane e il trasferimento di segnali molecolari per l’assemblaggio di complessi proteico-lipidici.
Complessi di fosfolipidi anionici e proteine plasmatiche endogene forniscono epitopi riconosciuti da auto-anticorpi naturali. Il plasma di individui normali contiene basse concentrazioni di autoanticorpi IgG naturali, mentre un aumento della produzione di autoanticorpi indica una situazione patologica.
Questi autoanticorpi sono chiamati anticorpi anti fosfolipidi o anti cardiolipina quando vengono rilevati da immunodosaggi che utilizzano fosfolipidi anionici come substrati.
La ricerca degli anticorpi anti cardiolipina IgG viene richiesta dallo specialista quando vi sia il sospetto di sindrome antifosfolipidica (SAF o APS), un disturbo autoimmune caratterizzato da trombosi, complicazioni della gravidanza e alcune anomalie di laboratorio.
Cosa significa il risultato del test?
Un risultato positivo non è di per sé diagnostico. Gli anticorpi anti cardiolipina devono essere rilevati in due o più occasioni a distanza e i risultati vanno interpretati dallo specialista nel contesto del quadro clinico del paziente.
Come avviene l’esame?
Il test viene eseguito mediante prelievo di sangue dal braccio.
Sono previste norme di preparazione?
No, non è richiesta nessuna preparazione particolare per questo esame.
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[Tempi di consegna]*
Utile per
Valutazione di pazienti con sospetta sindrome antifosfolipidica mediante l’identificazione di anticorpi IgG antifosfolipidi
Informazioni cliniche
Le membrane plasmatiche delle cellule dei mammiferi sono formate da fosfolipidi. Fosfolipidi anionici (ad esempio, fosfatidilserina) si trovano sulla superficie citoplasmatica e fosfolipidi neutri (ad esempio, fosfatidilcolina) predominano sulla superficie esterna. Fosfolipidi della membrana partecipano a diverse importanti funzioni cellulari tra cui lo scambio di metaboliti attraverso le membrane, il trasferimento di segnali molecolari che serve come piattaforma per l’assemblaggio di complessi proteico-lipidici.(1) L’attivazione cellulare è spesso accompagnata dalla traslocazione di fosfolipidi anionici alla superficie esterna della membrana. Ad esempio, durante la coagulazione del sangue mediata dalle piastrine la fosfatidilserina viene traslocata dalla membrana interna delle piastrine e fornisce una superficie per l’assemblaggio del complesso enzimatico protrombinasi che catalizza la formazione di trombina.
Complessi di fosfolipidi a carica negativa (anionici) e proteine plasmatiche endogene forniscono epitopi riconosciuti da auto-anticorpi naturali.(2) Il plasma di individui normali contiene basse concentrazioni di autoanticorpi IgG naturali di moderata affinità. I livelli patologici degli autoanticorpi riflettono la perdita di tolleranza e l’aumento della produzione di anticorpi. Questi autoanticorpi sono chiamati anticorpi anti-fosfolipidi o cardiolipina quando vengono rilevati da immunodosaggi che utilizzano fosfolipidi anionici come substrati. Il substrato di fosfolipidi più comunemente usato è la cardiolipina. Il termine anticorpo anti-fosfolipidi è in realtà un termine improprio. Gli auto-anticorpi reagiscono infatti con epitopi di molecole proteiche che associano in modo non covalente con i fosfolipidi reagenti. La proteina meglio caratterizzata che lega i fosfolipidi è la beta-2 glicoproteina 1 (beta-2 GP1) e la maggior parte dei test immunoenzimatici per gli anticorpi fosfolipidici impiegano un substrato composito costituito da cardiolipina più beta-2 GP1. Beta-2 GP1 è un polipeptide di 326 aminoacidi che contiene 5 domini omologhi di circa 60 amminoacidi ciascuno. La maggior parte degli anticorpi anti-fosfolipidi si lega ad un epitopo associato al dominio 1 vicino al N-termino. Gli autoanticorpi possono essere rilevati anche attraverso l’uso di test di coagulazione funzionali, dipendenti dai fosfolipidi. Gli anticorpi anti-fosfolipidi rilevati dai test funzionali sono spesso chiamati anticoagulanti del lupus perché producono un prolungamento della coagulazione fosfolipido-dipendente in vitro e si trovano in alcuni pazienti con lupus eritematoso sistemico. Non tutti gli anticorpi anti-fosfolipidi possiedono attività anticoagulante del lupus.(3) Solo gli anticorpi anti-fosfolipidi che sono in grado di reticolare le molecole beta-2 GP1 possono interagire efficacemente con le superfici dei fosfolipidi nei test di coagulazione funzionale. Si ipotizza che i complessi formatisi in vivo tra autoanticorpi bivalenti e naturali e beta-2 GP1 si leghino al fosfolipide anionico traslocato su piastrine attivate in siti di lesione endoteliale. Si ritiene che questo legame promuova un’ulteriore attivazione piastrinica che può portare a trombosi.
La sindrome antifosfolipidica (SAF o APS in lingua inglese) è un disturbo autoimmune caratterizzato da trombosi, complicazioni della gravidanza e alcune anomalie di laboratorio. La diagnosi di APS richiede almeno un criterio clinico e un criterio di laboratorio.(4) I criteri clinici includono la trombosi vascolare (arteriosa o venosa in qualsiasi organo o tessuto) e la morbilità della gravidanza (morte fetale inspiegabile, parto prematuro, preeclampsia grave o insufficienza placentare). Altre manifestazioni cliniche, tra cui la cardiopatia valvolare, la livedo reticolare, la trombocitopenia, la nefropatia e i sintomi neurologici, sono spesso associate all’APS, ma non sono incluse nei criteri diagnostici. I criteri di laboratorio per la diagnosi di APS sono la presenza di lupus anticoagulante, la presenza di anticorpi IgG e/o IgM anticardiolipina (>40 GPL, >40 MPL, o >99° percentile), e/o la presenza di anticorpi IgG e/o IgM anti-beta-2 GP1 (>99° percentile). Tutti gli anticorpi devono essere dimostrati in 2 o più occasioni separate tra loro da almeno 12 settimane. Gli anticorpi anticardiolipina e beta GP1 dell’isotipo IgA non fanno parte dei criteri di laboratorio per l’APS a causa della mancanza di specificità.(4)
Valori di riferimento
<15,0 GPL (negativo)
15,0-39,9 GPL (debolmente positivo)
40,0-79,9 GPL (positivo)
> o =80,0 GPL (fortemente positivo)
GPL si riferisce alle unità di fosfolipidi IgG. Un’unità GPL è 1 microgrammo di anticorpo IgG.
I valori di riferimento si applicano a tutte le età.
Interpretazione
Le unità APL, GPL e MPL si riferiscono ad unità arbitrarie. L’abbreviazione APL indica che il risultato deriva dall’ isotipo IgA, l’abbreviazione GPL indica che il risultato deriva dall’ isotipo IgG e l’abbreviazione MPL indica che il risultato deriva dall’ isotipo IgM. Le lettere “PL” indicano la specificità per gli antigeni fosfolipidici. Risultati positivi e fortemente positivi per gli anticorpi anti-fosfolipidi IgG e IgM (cardiolipina) (>40 GPL e/o >40 MPL) sono criteri diagnostici per la sindrome antifosfolipidica (APS). Livelli inferiori di anticorpi IgG e IgM anti-fosfolipidi (cardiolipina) e anticorpi dell’isotipo IgA possono verificarsi in pazienti con segni clinici di APS, ma i risultati non sono considerati diagnostici. Gli anticorpi anti-fosfolipidi (cardiolipina) devono essere rilevati in 2 o più occasioni a distanza di almeno 12 settimane l’una dall’altra per soddisfare i criteri diagnostici di laboratorio per l’APS.
Un risultato di anticorpi IgA anti-fosfolipidi (cardiolipina) superiore a 15 APL con risultati negativi di anticorpi IgG e IgM anti-fosfolipidi (cardiolipina) non è diagnostico per l’APS.
Il rilevamento degli anticorpi dei fosfolipidi (cardiolipina) non è influenzato dal trattamento anticoagulante.
Avvertenze
Il dosaggio immunologico per gli anticorpi anti-fosfolipide (cardiolipina) non distingue tra autoanticorpi e anticorpi prodotti in risposta ad agenti infettivi o come epifenomeni a seguito di trombosi. Per questo motivo, un singolo risultato positivo del test non è sufficiente a soddisfare i criteri sierologici accettati per la diagnosi della sindrome antifosfolipidica (APS).
Studi comparativi e indagini interlaboratori indicano che i risultati dei test sugli anticorpi antifosfolipidi possono essere altamente variabili e i risultati ottenuti con diversi dosaggi immunologici commerciali possono dare risultati sostanzialmente diversi.